Fotografia e identità
date » 31-12-2014 01:26
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"Questa foto sono io./ Fu scattata tempo fa./ Da principio sembra/ una stampa/ imbrattata: linee sbavate e macchie grigie/ confuse con la carta;/ poi, scrutandola,/ scopri nell’angolo a sinistra/ un oggetto simile a un ramo: parte di un albero/ (abete o balsamina) che spunta/ e, a destra, a metà/ di quello che forse è un lieve/ pendio, una casetta di legno./ Sullo sfondo c'è un lago,/ e oltre, basse colline./ (La foto fu scattata il giorno dopo che annegai./ Io sono nel lago, al centro/ della scena, proprio sotto la superficie./ E’ difficile dire dove/ di preciso, o dire/ se sono grande o piccola:/ l'acqua sulla luce/ distorce l'immagine/ ma se non ti stanchi di guardare/ alla fine/ sarai in grado di vedermi)"
(Margaret Atwood, Poems, 1976; trad. it. A. Rizzardi, Poesie, Bulzoni, Roma, 1986, pp.28-31)
"Basta foto. Ce ne sono sicuramente abbastanza. Basta ombre di me stessa proiettate dalla luce su pezzi di carta, su quadrati di plastica. Basta con i miei occhi, bocche, nasi, stati d'animo, brutte angolazioni. Basta sbadigli, denti, rughe. Soffro della mia molteplicità" (Margaret Atwood, Microfiction. 35 storie minime, trad. it. R. Belletti, Ponte alle Grazie, 2006)
"La Fotografia è l'avvento di me stesso come altro: un'astuta dissociazione della coscienza d'identità. ... La Foto-ritratto è un campo chiuso di forze. Quattro immaginari vi s'incontrano, vi si affrontano, si deformano. Davanti all'obiettivo, io sono contemporaneamente: quello che io credo di essere, quello che vorrei si creda io sia, quello che il fotografo crede io sia, e quello di cui egli si serve per far mostra della sua arte. In altre parole, azione bizzarra: io non smetto d'imitarmi. ... La Fotografia rappresenta quel particolarissimo momento in cui ... non sono né un oggetto né un soggetto, ma piuttosto un soggetto che si sente diventare oggetto: in quel momento io vivo una micro-esperienza della morte (della parentesi): io divento veramente spettro" (Roland Barthes, La camera chiara, Einaudi, 1980, pp.14-15)
"Allora, alla superficie dell'essere, in quella regione in cui l'essere vuole manifestarsi e vuole nascondersi, i movimenti di chiusura e di apertura sono così numerosi, così spesso invertiti, così carichi anche di esitazioni che potremmo concludere... l'uomo è l'essere socchiuso. ... Quante rêveries allora si potrebbero analizzare solo menzionando: la Porta! La Porta, è tutto un cosmo del Socchiuso" (Gaston Bachelard, La poetica dello spazio, Edizioni Dedalo, 1975)