Elisabetta Mandrioli

Fotografia

date » 31-12-2014 01:29

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"[Fotografia]: arte nata da un raggio e da un veleno" (Arrigo Boito, Il libro dei versi, 1877)

"Le fotografie ... approfittano contemporaneamente del prestigio dell'arte e della magia del reale. Sono nubi di fantasia e pillole d'informazione. ... Una fotografia è solo un frammento e, con il trascorrere del tempo, i suoi ormeggi si staccano. ... Come il collezionista, il fotografo è mosso da una passione che, anche quando ha come apparente oggetto il presente, è legata a un senso del passato. ... Marx rimproverava alla filosofia di limitarsi a cercar di capire il mondo, anziché sforzarsi di cambiarlo. I fotografi, che agiscono nell'ambito della sensibilità surrealista, suggeriscono quanto sia vano cercar di capire il mondo e propongono invece di collezionarlo" (Susan Sontag, Sulla fotografia, 1973)

"La macchina fotografica è l'arma ideale di una consapevolezza di tipo acquisitivo. Fotografare significa infatti appropriarsi della cosa che si fotografa. ... L'atto di fare una fotografia ha qualcosa di predatorio. ... E' una difesa dall'angoscia e uno strumento di potere" (Susan Sontag, Sulla fotografia, 1973)

"Le fotografie sono un modo di imprigionare la realtà, intesa come recalcitrante e inaccessibile, o per immobilizzarla. ... La fotografia sottintende un accesso immediato al reale, ma le conseguenze sono un altro modo di stabilire una distanza. Possedere il mondo in forma di immagini significa riscoprire l'irrealtà e la lontananza del reale. ... La macchina fotografica permette, con un'attività facile e assuefativa, una partecipazione e insieme un'alienazione nelle nostre vite e in quelle altrui, dandoci modo di partecipare nell'atto stesso in cui si rafforza l'alienazione" (Susan Sontag, Sulla fotografia, 1973)


"Prima di essere eventualmente una questione di rispecchiamento, l'immagine fotografica è sempre una questione di distanza: essa è il risultato di una dilatazione dello spazio. I fotografi lo sanno bene: il loro sguardo è sempre legato alla 'giusta distanza'" (J.M. Schaeffer, L'image précaire, 1987, trad.)
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