Ho conosciuto Margherita Cennamo, bravissima e appassionata burattinaia del "Burattinificio Mangiafoco", nel lontano 2012, nell'ambito di un laboratorio sul reportage che aveva l'obiettivo di realizzare un racconto fotografico delle “storie di prossimità”, scegliendo come tema una realtà legata al quartiere Saragozza. Ricordo che in quel periodo, quando passavo per via Saragozza fuori porta, poco prima del Meloncello (dove allora aveva sede il burattinificio, che si chiamava "Teatrino di Mangiafoco"), rimanevo sempre incuriosita da quello strano "negozio" dalle serrande dipinte, dietro le cui vetrine si intravedevano pupazzi, burattini, teatrini, vecchie valigie e altri attrezzi del mestiere dei cantastorie: aveva l'aria di un laboratorio creativo, artistico, senz'altro affascinante e peculiare rispetto alle realtà del circondario. In occasione del reportage che dovevo produrre presi dunque coraggio, entrai, spiegai il progetto e chiesi se potevo scattare qualche foto. Margherita, gentilissima, acconsentì. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti, ma la nostra collaborazione vive ancora oggi. Adesso il suo Burattinificio ha sede in via Paolo Giovanni Martini 26/c (
https://burattinificio.it/): un luogo magico, incantato, pieno di luci e colori, uno spazio creativo e fiabesco in cui lasciarsi trasportare dalla fantasia e dallo stupore.
“La spiaggia è burro e oro, il sole un tuorlo d’ovo
Quando esce il Mangiafoco, orco di vernice
Il bimbo si spaventa soltanto se è felice
Siamo burattini!
In Turnèe nelle valigie”
(Nader Ghazvinizadeh, 2012)